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Tasse, tra il dire e il fare c’è di mezzo… la politica

Un interessante articolo de La Stampa, successivo alle elezioni presidenziali in Francia, ha provato a fare chiarezza su alcune tematiche che potrebbero diventare i perni della prossima battaglia elettorale anche in Italia. Oltre al fattore immigrazione, su cui batteranno molti partiti (anche per parlare alla “pancia” delle persone), c’è poi un evergreen degli ultimi anni, ovvero le tasse.

Un fisco sempre più opprimente

È facile comprendere i motivi dell’interesse e dell’importanza del tema fiscale, visto che secondo una recente indagine della Cgia di Mestre sul nostro Paese il fisco grava quasi per il 50 per cento sui compensi dei lavoratori. A livello mondiale, lo slogan chiave resta sempre quello della riduzione delle tasse, cavalcato sia da Trump in America (che sta per introdurre una flat tax al 15% per le aziende) sia dallo stesso Macron in Francia (che invece ha promesso una doppia sforbiciata, sia per le imprese che per i contributi sociali).

Dietrofront sugli scaglioni Irpef

In Italia, a fine aprile la Camera ha dato via libera a maggioranza al Def, con una serie di raccomandazioni, che ribadiscono innanzitutto l’impegno del governo a rivedere al ribasso l’Irpef. In realtà, dalla manovrina si attendevano anche delle novità più dettagliate, soprattutto sul tema degli scaglioni Irpef che, come spiega l’approfondimento di fissovariabile.it, individuano le fasce di reddito dei contribuenti; per ora, tuttavia, l’annunciata riforma sembra rimandata e la situazione dovrebbe restare immutata anche nel prossimo anno.

La strategia di Renzi

Questo significa, dunque, che anche nel 2018 saranno valide le aliquote tra il 23% e il 43%, sconfessando di fatto la riforma avviata dal governo Renzi. Lo stesso ex premier, però, sembra già avere pronta un’alternativa, presentata nel corso della sua campagna alle primarie del Partito Democratico: abbattimento delle tasse con tre sole aliquote Irpef, per mettere più soldi in tasca alle famiglie. Renzi e il suo PD non prevedono però l’adozione di una “malvista” patrimoniale, quanto piuttosto una più dura lotta agli evasori, che dovrebbe consentire di aumentare il gettito per l’Erario.

Il piano del M5S

Differenti invece le strategie del MoVimento 5 Stelle, che individuano la priorità nell’Irap, la tanto odiata imposta sulle attività produttive: per i “grillini”, infatti, bisogna intervenire prima sul fronte imprenditoriale e solo in seconda fase sulle famiglie, promuovendo l’abolizione totale o almeno parziale di questa tassa. Anche in questo caso si stanno studiando soluzioni su scaglioni e aliquote, in modo particolare per sgravare i redditi medio-bassi, magari con un taglio all’Irpef che però non “oscuri” uno dei cavalli di battaglia del MoVimento, il reddito di cittadinanza.

L’idea di Berlusconi

Il partito che ha fatto della battaglia fiscale uno dei propri elementi distintivi è senz’altro Forza Italia: secondo le ultime voci, Berlusconi ora starebbe pensando a una flax tax al 22%, che però arriverebbe dopo una fase con tassazione Irpef in una sola aliquota del 20-22%. Questo scenario radicale, però, sembra realizzabile solo con un’adeguata disponibilità finanziaria: un “tesoretto” da conquistare attaccando il debito pubblico, con una campagna di privatizzazioni e liberalizzazioni e una politica rigorosa di spending review. Per Forza Italia, l’obiettivo è portare la pressione fiscale complessiva, tra tasse e contributi, al di sotto del 40%.

L’azzardo della Lega

Guarda invece all’America il leader della Lega, Matteo Salvini, che è attratto dalla possibilità di introdurre una flat tax al 15% sia per le aziende sia per le persone fisiche, da introdurre in modo graduale e senza intaccare il criterio della progressività previsto dalla nostra Costituzione. I benefici di questa politica, secondo i teorici del Carroccio, sono molteplici, a cominciare da una minore oppressione per un cittadino “strozzato dalle tasse” e da uno stimolo alla domanda e ai consumi, passando per l’emersione del sommerso, l’aumento del Pil e l’attrazione di investitori stranieri.

Ma, per ora, sono solo parole e promesse.

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